domenica, giugno 17, 2007

Film della notte: L'angelo sterminatore



1962, regia di Luis Buñuel

Un gruppo di borghesi si ritrova riunito in una lussuosa villa per una cena. La serata sembra andare ottimamente, tra chiacchiere in stile e bon ton. Finché, all’ora in cui sarebbe opportuno e di buon gusto ritirarsi nelle proprie dimore, nessuno riesce a varcare la soglia del salotto per andarsene. Non ci sono porte chiuse, non ci sono barriere visibili. Solo una improvvisa e inquietante incapacità di andare al di là del salotto e quindi di uscire dalla casa. Un incantesimo, una forza soprannaturale o interiore inspiegabile, chiamatela come vi pare (tanto Bunuel da surrealista che si rispetti mica lo spiega, e nemmeno gli interessa spiegarlo) si è impossessata di tutti e impedisce spiegazioni razionali e il movimento al di là di un limite. Così che, causa la convivenza inevitabile e forzata in una stanza, la mancanza di cibo e di privacy, questi borghesi arrivano a svestirsi della loro educazione e dei loro modi di fare acquisiti durante la vita, fino a far emergere la loro istintualità primaria (fatta di perdita di controllo, dominio dell’inconscio e aggressività), che si tenta però, sempre e in modo forzato, di occultare. Ne sono un esempio i tre armadi del salotto, che contengono rispettivamente vasi cinesi per espletare i propri bisogni corporali, due amanti che consumano il loro amore e poi si suicidano, e un morto.
Un film che parla della condizione esistenziale dell’uomo, che ci parla della sua prigionia e della sua impotenza ad uscire dal contesto in cui è nato e cresciuto. Una denuncia della vita umana come recita, una infinita ripetizione di gesti, di vincoli e di situazioni che ci imprigionano e che finiamo per accettare, inevitabilmente.
Presenti anche evidenti riferimenti biblici apocalittici e simbolici (lo stesso titolo deriva dall’Apocalisse, la presenza dell’orso ossia la Bestia, e l’arrivo degli agnelli “sacrificali”, l'Immacolata), che però vengono, sempre e in modo quasi dissacrante, ribaltati.
Questo è solo un accenno di quello che c'è in questo film.
Visione necessaria e indispensabile.
Veramente geniale.
:)

sabato, giugno 09, 2007

Il sig. N, professione scrittore

Personaggio un po’ inquietante e amante delle donne, è uno scrittore che va verso l’ottantina d’anni. Capelli lunghi, alto, portamento lento e spesso quasi a scatti. D’inverno indossa un montone chiaro, oppure il cappotto. Cammina spesso, tanto; ultimamente mi capita di vederlo accompagnato a braccetto da una signora più giovane di lui.
Mi fermò in un angolo di Piazza Minghetti e mi sussurrò qualcosa piano piano. Chiesi: “come scusi?”, e così capii che si prodigava in complimenti riguardo ai miei occhi. Da quel giorno ci ho parlato spesso, nonostante la paura che un po’ mi prende quando mi osserva.
Mi ha raccontato varie cose, su di lui e sulla vecchia Bologna. La cosa incredibile è stata scoprire che negli anni 30 abitò la stessa casa che abito io attualmente.
Circostanze e coincidenze strane.
Incontri alchimistico-misterici